“Gold Miners Night Club”: l’album e la band - l’intervista al duo bresciano

Intervista a cura di Iolanda Raffaele

In occasione dell’uscita il 20 ottobre del loro album d’esordio “Gold Miners Night Club”, ho intervistato l’omonimo duo rock bresciano, Federico Capuzzi e Nicola Romano, per conoscerli e saperne di più di loro e del disco.



Letteralmente il nome della vostra band significa “Club notturno dei minatori d’oro”, come mai questa scelta singolare?
Innanzitutto perché suona benissimo! Poi ci piace immaginare di essere un luogo che accoglie perdizione e ambizioni, capace di suggerire un’immagine e un immaginario con un’atmosfera precisa e una storia da raccontare.

Tra le varie esperienze trascorse, l’impegno comune nella band Malmadur, e per Nicola anche con il Quintetto Esposto, con il Progetto 63 e con i Cookie Jar, come hanno influito queste partecipazioni sul vostro modo di fare musica oggi?
Musicalmente sono state esperienze molto diverse, ma che ci hanno permesso di conoscere vari modi di calcare il palco e di stare a contatto col pubblico. Hanno inoltre contribuito alla nostra formazione di musicisti perché ci hanno permesso di sperimentare diverse modalità di scrivere canzoni.

La voglia di novità e le affinità musicali vi hanno spinto a creare i Gold Miners Night Club, una formazione giovane, ma che ha grinta e talento da vendere e che si specchia nel rock.
Cosa avete trovato in questo genere musicale a tal punto da considerarlo adatto per questa nuova avventura?
L’avventura dei Gold Miners Night Club scaturisce dall’esigenza comune di scrivere, suonare e esprimerci nel modo più diretto e istintivo possibile, e il genere rock è per noi il più adatto a soddisfarla. Ed era da un bel po’ che volevamo toglierci lo sfizio di alzare il volume e divertirci.

“Gold Miners Night Club”, parlateci di questo vostro primo disco?
Ogni traccia tratta temi diversi e racconta storie diverse, ma unite da un comune denominatore: la voglia di far sentire la propria voce, il bisogno impellente di riscatto e di ribellione, che da sempre e per sempre anima la musica rock. Gli 8 brani del disco compongono una sorta di narrazione che da una situazione di disagio porta alla ribellione e a una conclusione che è inevitabile, ma per la quale non ci sono rimpianti. Volevamo un disco “sincero”, che suonasse come l’abbiamo concepito, diretto e senza fronzoli.

Apripista dell’album è “Gummy Eyeballs”, dal 2 ottobre su YouTube e dal 6 ottobre in tutti gli store digitali, un singolo orecchiabile che si dipana in sensazioni contrastanti di disagio e di disgusto.
Quale visione domina questo brano e quale messaggio avete voluto trasmettere attraverso di esso?
L’atmosfera di Gummy Eyeballs è onirica e allucinogena, ma la visione di persone deformate da disgustosi e bizzarri “occhi gommosi” nasce dalla sensazione ben reale di sentirsi diversi, e perciò osservati da chi ci circonda. Il ritmo incalzante e il riff ripetitivo sono la struttura su cui questo messaggio si appoggia. Il protagonista del brano si sente osservato perché diverso, ma in cuor suo sa che i “mostri” sono gli altri.

Come tutti i brani di apertura di un album, anche questo porta con sé questo onore e onere e questa responsabilità. Chi come me l’ha ascoltato lo reputa abbastanza interessante, voi invece avete avuto mai qualche timore o dubbio sulla sua buona recezione?
Scegliere il brano da utilizzare come singolo e quindi come presentazione è difficilissimo, soprattutto se si tratta di un esordio. Per questo abbiamo chiesto consiglio a amici e colleghi facendo ascoltare loro le due o tre alternative a cui avevamo pensato, e alla fine abbiamo semplicemente scelto quella che ha raccolto il maggior numero di voti.

Se questo brano lascia qualche interrogativo esistenziale, tra realtà e falsa immaginazione; sulla sua musica, come di quella dell’intero album non vi sono dubbi sicuramente sulla presenza di ritmi rock’n’roll, alternative, hard rock, punk e rimandi alle sonorità d’oltreoceano.
Come siete riusciti a combinare queste tendenze musicali, senza scadere nella banalità di suoni già sentiti, ma instillando comunque nell’ascoltatore una sensazione positiva di buona musica, che nei ritmi parla molto al passato nel presente?
Il nostro sound nasce da una sorta di scommessa: volevamo dimostrare di poter fare un rock corposo e accattivante pur essendo solo in due e senza mai ricorrere a effettistiche eccessive o a incisioni sovrapposte. Le influenze sono tante e vanno dal primo blues alle contaminazioni elettroniche dell’ultimo rock, passando dal rockabilly e dal punk. Abbiamo cercato di prendere gli elementi essenziali di ognuno di questi generi e utilizzarli per creare un suono che si limitasse a esaltarli, senza fronzoli né esitazioni. La novità sta nello stile con cui elementi già conosciuti vengono proposti, ed è una ricerca creativa molto stimolante.

L’album si compone di otto tracce, perciò, tralasciando Gummy eyeballs, di cui abbiamo parlato, cercate di dare ad ognuna una ragione, una spiegazione o la riflessione che vi ha spinto a comporle:
“Everybody want to be like me”
Con “Everybody want to be like me” abbiamo volute dare voce al tipico personaggio risultato della società moderna che, soprattutto tramite i social network, spinge chiunque a desiderare una vita che sia invidiabile agli occhi degli altri. Il protagonista della canzone è consapevole che si tratta di una farsa, ma la tentazione è troppo forte.

“I live my life” 
Ognuno di noi ha vissuto esperienze positive e negative, cose di cui va fiero o di cui si vergogna. Ma inevitabilmente ognuna contribuisce a farci diventare ciò che siamo, e in fondo si tratta di accettare ciò che è stato senza rimpianti.

 “Shut the fuck up”
Con questo brano abbiamo voluto sfogarci e rispondere una volta per tutte a coloro che ci impongono come vivere: andare al lavoro, comprare la macchina, accettare tutto e stare in silenzio. A quelli che ci assillano con le loro domande oppressive rispondiamo in modo istintivo: “shut the fuck up”.

“Rock’n’roll song”
La “canzone rock’n’roll” del titolo è l’unica arma in nostro possesso per contrastare un mondo che ci guarda sprezzante dall’alto verso il basso. “Quanto la tua banca brucerà e perderai l’amore, e non avrai potere né amici, allora scoprirai che sei solo, e io starò cantando una canzone rock’n’roll”. È un grido che auspica una rivoluzione combattuta con chitarre distorte e rullate senza pietà.

“I wanna fah” 
Dopo riflessioni sulla società e spunti di ribellione, era giunto il momento di dedicarci a qualcosa che da sempre e per sempre anima la musica. Non c’è bisogno di spiegare cos’è, vero?

“Gold & dynamite”
Un treno è partito dalla miniera d’oro, carico di metallo prezioso e dinamite. A bordo alcuni fuorilegge e musicisti clandestini si rendono conto, troppo tardi, che il treno è fuori controllo e si dirige a tutta velocità verso un’inevitabile e spettacolare esplosione. Decidono di continuare a suonare e andare così incontro al proprio destino. È chiara la metafora?

“Funeral party” 
È la fine, e c’è bisogno di celebrarla come si deve: con tanta musica.

Il 7 novembre presenterete dal vivo le tracce del vostro disco al Lio Bar di Brescia, come vi preparate a questo evento e con quanta emozione?
Siamo molto emozionati all’idea di suonare sul prestigioso palco del Lio Bar, sul quale abbiamo visto suonare tante volte musicisti incredibili. Daremo il massimo e siamo convinti di poter regalare al pubblico uno spettacolo memorabile.

Dopo Firenze, Vestone, Rovato, e Brescia, appunto, il 7 novembre, in quale altri posti vi vedremo?
Il 18 novembre suoneremo al Circolo Coda di Gallo a Roma, il 25 novembre saremo all’Indisparte di Bergamo e il 7 dicembre torneremo nella provincia di Brescia, a Rezzato, al Red Dog. Per il 2018 contiamo di realizzare il nostro sogno di varcare i confini nazionali. Vi terremo aggiornati.

In chiusura, una domanda un po’ impertinente, sono iniziati i preparativi per la sessantottesima edizione del Festival di Sanremo, cosa pensate di questa rassegna storica e vi farebbe piacere in futuro partecipare?
Il festival di Sanremo è la manifestazione pop per eccellenza in Italia. Ovviamente lo stile e l’atmosfera non sono nelle nostre corde, ma rimane una vetrina senza pari nel nostro paese per tanti musicisti di talento. Alcune conduzioni del passato hanno avuto il merito di invitare ospiti prestigiosi a noi più affini, e chissà, forse un giorno verremo invitati anche noi!

Grazie ai Gold Miners Night Club, continuate così!

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